a cura di Daniela Del Latte
Come gli alberi e le piante, tutti noi siamo percorsi dalla linfa.
Circola dentro il nostro corpo, nutrendolo e tenendolo pulito, esattamente come agisce sul mondo vegetale. È un’immagine bellissima, se ci pensiamo, che ci ricongiunge agli altri organismi che popolano questo pianeta: siamo la stessa cosa. La nostra linfa è un liquido chiaro, biancastro che, non a caso, viene definito anche “sangue bianco”. E proprio come il sangue, anche la linfa scorre in un sistema circolatorio, dal cui funzionamento dipende gran parte del nostro benessere. Questo succede perché all’interno della linfa, che si forma a partire dalla filtrazione del sangue attraverso i capillari, viaggiano zuccheri, vitamine, proteine, sali, lipidi, aminoacidi e ormoni. Sostanze che non solo apportano nutrimento al corpo, ma lo aiutano a difendersi dalle malattie.
La linfa scorre all’interno di un sistema autonomo, parallelo a quello venoso. Ha vasi propri, capillari fragilissimi, dalle dimensioni ridotte, che ne permettono il ricambio durante la circolazione. In circa sei ore, tanto dura il ciclo del sistema linfatico, il sangue bianco percorre tutto il corpo, portando agli snodi di depurazione le sostanze nocive di cui non abbiamo bisogno e consentendo così alla linfa pulita di riprendere il suo viaggio benefico dentro di noi. Il Terminus è il punto d’arrivo di tutta la circolazione linfatica e si trova ai lati del collo. Il modo in cui tale circolazione avviene è centripeto, cioè la linfa si muove dalla periferia verso il centro, grazie al pompaggio dei muscoli, dal momento che al sistema linfatico manca un “motore” naturale, tipo il cuore per il sistema venoso. Questa particolare caratteristica fa sì che, per esempio, una vita sedentaria possa generare blocchi e quindi ristagni di linfa nei tessuti. In altre parole, edemi.
Una paura da sconfiggere
Le estetiste si avviciniamo al sistema linfatico a scuola, durante la formazione. In pochissime, però, decidono di intraprendere un percorso di specializzazione su questa parte così interessante dell’organismo umano. A generare il distacco sono probabilmente due elementi: le manovre create dal dottor Emil Vodder, che potrebbero risultare monotone e noiose; e la paura di intervenire in un ambito ai confini con le pratiche medicali vere e proprie. Così, si tende ad approfondire e usare altri tipi di massaggio, come l’emolinfatico, che agisce principalmente sul sistema venoso, senza quindi intervenire veramente sulla linfa.
È importante però non avere paura. Dalla nostra, infatti, abbiamo un’alleata fondamentale: la tecnica del dottor Vodder. Le sue manovre, infatti, garantiscono la possibilità di agire sul delicatissimo sistema linfatico in piena sicurezza. E chi altri, se non l’estetista, ha nella manualità il suo punto di maggiore forza? Nel campo del linfodrenaggio manuale è la nostra categoria a dover uscire dall’ombra e riprendersi un posto d’onore che le spetta.
D’altro canto, questo tipo di massaggio - tanto per citare una delle problematiche più impellenti della clientela di un centro estetico - è l’unico che può agire in profondità sul primo stadio della tanto odiata cellulite, quello edematoso. Ma più in generale, sono le manovre di Vodder che permettono il massimo risultato nei percorsi che proponiamo. Basti pensare al vantaggio di poter inserire queste tecniche nei protocolli detossinanti e rimodellanti studiati per iniziare al meglio la primavera. Non servono studi approfonditi, “da medico”, e molte indicazioni arriveranno anche da questa rubrica, nel corso dei prossimi mesi. Il suggerimento è di concentrarsi in particolare su alcuni aspetti del sistema linfatico che sono cruciali per il nostro lavoro. I benefici saranno enormi.
Le stazioni linfonodali
Oltre alle manovre, di cui parleremo in seguito, è utile approfondire bene gli snodi principali del sistema linfatico, cioè le stazioni linfonodali, di cui il Terminus del collo è quella principale, e conoscere la composizione e il comportamento della linfa. Specialmente quando si tratta di comprendere la differenza fra matrice extracellulare (o MEC) e liquido interstiziale. Una parte considerevole del volume dei tessuti, infatti, è data dalla presenza di una rete di grandi molecole organizzate fra loro. Questa rete, che si trova nello spazio fra una cellula e l’altra, è detta matrice extracellulare. La matrice è composta principalmente da proteine e proteoglicani e funge da ancoraggio per le cellule e da sistema di scambio. Inoltre, costituisce la parte principale del tessuto connettivo, croce e delizia di tutte noi!
Il liquido interstiziale, invece, è una soluzione acquosa presente nello stesso spazio della matrice, che si occupa di mediare gli scambi fra le cellule, assicurando il passaggio di sostanze nutritive, elettroliti e ormoni e consentendo l’eliminazione delle sostanze di scarto. Quando entra nei capillari linfatici, il liquido interstiziale diventa linfa che viene trasportata ai linfonodi per essere successivamente depurata. Questo passaggio arricchisce il liquido di linfociti, addensandolo.